La manutenzione del corpo
Cinquantotto, cinquantanove, sessanta.
Sbatto la faccia a terra dopo l’ultimo piegamento, e mi giro a fissare il soffitto, con la bocca spalancata che vorrebbe divorare l’intera stanza. Negli occhi piccoli lampi di luce: forse sinapsi che esplodono, cancellando dati di fatto che davo per scontati.
Dimentico di me nel conteggio di flessioni e trazioni: tutto diventa numero e ripetizione. Poi mi ritrovo con nuova consapevolezza, come se fino ad allora mi fossi sempre ingannato. Ricordo così di essere pura carne, e sangue e ossa e giunture, e che tutto è sempre stato numero, e sempre sarà ripetizione.
Il cuore fa da motore e nulla più: non oggetto di vacue discussioni romantiche, non serbatoio che pompa emozioni, non sasso che stringe in gola, non sagoma da disegnare sui vetri appannati.
Non mi tormentare, cuore, da bravo, fa’ solo il tuo lavoro: fa’ che la mia – e la tua – unica preoccupazione sia solamente la manutenzione del corpo.