Il naturale prolungamento delle cose
Se guardi bene, rallenti il respiro, ti fermi ad ascoltare, fai un po’ di buio attorno, potresti accorgerti del naturale prolungamento delle cose.
Le strisce colorate di questo tappeto, ad esempio, quanto sono lunghe? Finiscono davvero sotto il divano, o attraversano il muro, irrompono dai vicini, arrivano in fondo alla via e si allargano a dismisura, colorando le corsie della circonvallazione? O disegnano il percorso delle metro, fedeli a come le si disegna sulle mappe: tagliano la città quattro volte, indicano le vie di fuga, mi fanno sapere che partendo da qui posso arrivare ovunque.
Questa canzone. Sono io due settimane fa che mi faccio strada tra le persone venute al concerto, e osservo il canto sollevarsi come fumo nella luce viola, rossa, blu. Ed è la mia concentrazione di un mese fa, mentre scrivevo e ogni tanto sollevavo lo sguardo dal monitor, e salutavo la musica, muovendo la testa a tempo.
Queste scarpe nere. Sono la sera di ieri, mentre rischiavo ad ogni metro di scivolare, e maledicevo le suole troppo lisce. Sono il giro che farò tra poco, a neve sciolta.
E mentre le immagino andarsene via di casa a respirare l’aria gelida di questo pomeriggio, loro affrettano il passo, prendono velocità, tirano dritto sull’asfalto, ignorando le macchine in arrivo. Scappano col mio pomeriggio.