La forma del sonno
Mi piace guardarti dormire, perché mi restituisci l’esatta forma del sonno.
Il mio sonno non lo posso vedere, quello degli altri non lo riesco a capire. Il tuo l’ho appreso pezzo per pezzo, tutte le volte che ti ci ho vista scivolare, con precisione e naturalezza.
Ogni parte del tuo corpo prende l’inclinazione più adatta alla situazione, come spiga di grano che nella sua curva si culla, qualunque sia la forza del vento.
Il tuo sonno è vegetale: un dischiudersi e serrarsi, e infine sbocciare.
Il tuo corpo addormentato è spirale: una galassia in moto attorno al tuo ventre.
Il tuo sonno è liquido: tutto ciò di cui sei fatta – carne e giunture, canzoni fredde e tinte calde, sorsi di vino e sguardi bassi – nel sonno trova il solvente che mescola ogni cosa, e se anche non ci riesce, rimane soluzione.